Trieste - Via Valdirivo e Via XXX Ottobre


La Clinica Igea tra Via Valdirivo e Via XXX Ottobre
Via Valdirivo 22 - Hotel Alabarda
Via Valdirivo 16: Edificio costruito nel 1826 su progetto dell'architetto Antonio Buttazzoni. L'area sulla quale venne realizzato l'edificio, via Valdirivo, nell'Ottocento si chiamava contrada Baudariù, toponimo derivante da un espressione dialettale che significa Valle del Rivo, perché un tempo lì scorreva un piccolo corso d'acqua.
In particolare nel provvedimento di vincolo redatto dalla Soprintendenza si evidenzia il pregio del portale d'ingresso con il mascherone che sorregge un poggiolo con ringhiera in ferro battuto. L'area sulla quale venne realizzato l'edificio, via Valdirivo, nell'Ottocento si chiamava contrada Baudariù, toponimo derivante da un’espressione dialettale che significa Valle del Rivo, perché un tempo lì scorreva un piccolo corso d'acqua. L'edificio, a pianta rettangolare e con un solo affaccio, è costituito da quattro piani fuori terra. Il pianoterra è solcato da cinque aperture ad arco a tutto sesto, di cui quella centrale, che costituisce l'ingresso principale, affiancata da pilastri a bugnato. Sopra il portale, un mascherone e due mensole a voluta sorreggono il balcone con ringhiera in ferro battuto. L'apertura che da accesso al balcone è incorniciata da una cimasa curvilinea con chiave di volta in pietra. Le finestre del secondo piano sono sormontate da un frontone lineare in aggetto. Cornici marcapiano scandiscono orizzontalmente la facciata a livello del primo e del secondo piano. (Il pianoterra è solcato da cinque aperture ad arco a tutto sesto, di cui quella centrale, che costituisce l'ingresso principale, affiancata da pilastri a bugnato. Sopra il portale, un mascherone e due mensole a voluta sorreggono il balcone con ringhiera in ferro battuto. L'apertura che da accesso al balcone è incorniciata da una cimasa curvilinea con chiave di volta in pietra. Le finestre del secondo piano sono sormontate da un frontone lineare in aggetto. Cornici marcapiano scandiscono orizzontalmente la facciata a livello del primo e del secondo piano. (Fonte: Dino Cafagna - biblioteche.comune.trieste.it)

Sopra e a sinistra:

Palazzo Pimodan in Via XXX Ottobre: Nel 1820 il negoziante Giovanni Giorgio Eckhel acquistò un palazzo nel Borgo Teresiano, che era stato costruito nel 1784. Eckhel fece demolire il fabbricato e, nel 1833 fece erigere un nuovo palazzo, affidando il progetto all'architetto Antonio Buttazzoni. L'immobile fu oggetto di successivi interventi. Nel 1953 venne modificata la facciata al pianterreno, mentre tra il 1995 e il 1997 l'intero fabbricato fu sottoposto ad un intervento di restauro su progetto dell'architetto Giovanni Paolo Bartoli. L'edificio è noto come Palazzo Pimodan, perché attorno alla metà Ottocento gli Eckhel vendettero il palazzo alla famiglia aristocratica francese Pimodan de Rarècourt de la Vallèe, che ne mantennero la proprietà per molti anni. Nel 1933 il palazzo venne acquistato da Alfred Pollitzer de Pollenghi.
(da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

L'edificio, in stile neoclassico, presenta una pianta quadrangolare che segue perfettamente l'andamento ortogonale che caratterizza le strade del Borgo. Si eleva per tre piani fuori terra. Il prospetto principale, su via XXX Ottobre, è tripartito in due ali laterali simmetriche e un corpo centrale contraddistinto da una balconata a colonnine su cui poggiano delle colonne ioniche, che producono l'effetto di una facciata rientrante. Il pianoterra del corpo centrale è caratterizzato da aperture ad arco a tutto sesto. Le finestre del primo piano presentano frontoni lineari aggettanti nelle ali laterali della facciata, timpani nel corpo centrale. Il corpo centrale culmina con una cornice a dentelli sotto lo sporto di linda. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)
A destra: Di fronte a Palazzo Pimodan sulla Via XXX Ottobre, angolo Via di Torrebianca:

Edificio settecentesco che fu la prima sede dell'Archivio di Stato. Costituisce uno dei pochissimi esempi rimasti di architettura tipica del Borgo Teresiano. L'immobile è situato tra via XXX Ottobre , già via della Caserma, perché questa via conduceva alla grande caserma che nel 1785 aveva preso il posto dell'ospitale civico e Via di Torre Bianca. L'edificio che era stato concepito come archivio, con solai rinforzati e locali ampi e di notevole altezza, non ha subito manomissioni o modificazioni né per quanto riguarda la struttura né per quanto concerne le decorazioni.
All'interno si conservano ancora una stufa in maiolica e decorazioni pittoriche nell'atrio d'ingresso.
Ultimamente è stato restaurato.


(da: http://biblioteche.comune.trieste.it)
La costruzione è formata da tre piani fuori terra e presenta due affacci. Le facciate, semplici e lineari, sono prive di particolari ornamenti decorativi se si eccettuano le cornici marcapiano che suddividono i piani e le cornici in pietra delle finestre. Il pianterreno è caratterizzato da un rivestimento di corsi orizzontali ad intonaco in cui si apre il portale d'ingresso ad arco ribassato sovrastato da un balcone con ringhiera metallica e sorretto da mensole ornate da una foglia d'acanto. Sul lato in via di Torre Bianca si apre un accesso carrabile che conduce al cortile interno. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it)


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